Le console sono degli apparecchi elettronico/informatici concepiti primariamente per lo scopo ludico: il ramo delle RetroConsole abbraccia i dispositivi prodotti agli albori fino a quelli prodotti negli anni 80/90.
Al giorno d'oggi siamo abituati a console molto sofisticate in grado di presentare un gioco con situazioni graficamente molto realistiche ma il percorso che ci ha portati a questo livello è stato frutto di circa 50 anni di prove ed esperimenti: alcuni di successi, altri un po meno!
Per ritrovare la prima console ad essere lanciata su larga scala bisogna tornare al 1972 quando Ralph Baer, che già nel decennio precedente aveva studiato e realizzato altri prototipi di console, progetta la Magnavox Odyssey. Prodotta in 330 000 esemplari, la Odyssey non fu un grande successo commerciale per molteplici fattori: la reperibilità solo nei negozi Magnavox, lo scarso impatto pubblicitario ed informativo e l'alto prezzo non consentirono a questa console di ottenere il successo sperato.
Il successo mancato dalla Odyssey fu colto, pochissimi mesi dopo dalla neonata Atari, che presentò Home Pong. Pong è un gioco bidimensionale che simula il gioco del tennis: ogni giocatore poteva controllare, tramite un paddle la posizione della propria 'racchetta' con lo scopo di rispedire la palla all’avversario. Chi riusciva a far finire la palla alle spalle della racchetta avversaria otteneva un punto.
Pong fu un grande successo sia nella versione cabinato che in quella di console domestica tanto da essere erroneamente considerata, dall'immaginario collettivo, come la prima console commercializzata.
Questo successo e probabilmente l'intuizione di molti, secondo il quale quello videoludico potesse essere un mercato proficuo, portò alla nascita di molte nuove aziende americane disposte ad investire, progettare e produrre nuove console.
In un secondo momento nacque una classificazione delle console stesse in base alle caratteristiche e fu deciso di dividerle in ‘generazioni’: se i primi prototipi fin qui prodotti sono appartenenti alla prima generazione, da qui in poi si passa alla seconda generazione dove viene rivoluzionato il metodo di caricamento dei videogiochi.
La Magnavox Odyssey, appartenente alla prima generazione, utilizzava delle cartucce rimovibili le quali attivavano dei jumper che ricercavano il videogioco all'interno della console stessa: Esatto, i giochi era memorizzati all'interno della console e piu precisamente in un circuito stampato removibile. Com'è facile immaginare era una pratica limitante che complicava maggiormente l'uscita di molti videogiochi.
In questa seconda generazione di console, la pratica è stata bypassata in quanto la quasi totalità delle console prodotte non aveva memorizzato alcun gioco dentro di se ma tutti i dati sono stati programmati in ROM. Le ROM, montate in cartucce di plastica, una volta inserite nello slot della console venivano lette dal processore, che ne eseguiva il contenuto. In questo caso, quindi, il gioco era fisicamente contenuto nella cartuccia invece che nel corpo della console ed erano di più facile distribuzione.
Si ritiene che la prima console ad utilizzare questa tecnica sia stata la Fairchild Channel F: gran merito di questo nuovo metodo di caricare i giochi, che sarebbe diventato uno standard per tutti, appartiene a Jerry Lawson, il primo afro-americano a lavorare nel settore.
In questa seconda generazione, la console più popolare e venduta è stata l'Atari 2600: 30 milioni di esemplati venduti per questa console la cui casa produttrice ha avuto la lungimiranza di ottenere i diritti di due videogiochi tra i più popolari nella versione cabinato come Pac-Man e Space Invaders.
Un'altra console degna di nota in questo periodo è stata l'Intellivision della Mattel: qualità migliore e maggiore potenza hardware che la stessa Mattel reclamizzò affiancando, nei propri spot, lo stesso gioco dalla propria console e da un'Atari per mostrarne la miglior qualità: malgrado questo le vendite, seppur discrete, rimasero lontanissime dalle cifre di Atari.
Ma, si sa, non è tutto oro quello che luccica...
La seconda generazione ha portato sulla scena molti produttori e, conseguentemente, molte nuove console. La presenza di molte console, alcune di scarsa qualità e quasi sempre con giochi non compatibili tra loro ed anch'essi di scarsa qualità, ha frazionato il mercato creando la cosidetta crisi dei videogiochi dell'83.
Uno dei fattori scatenanti di questa crisi sarebbe stato scatenato dall’Atari stessa che produsse giochi come E.T e Pac-Man, decisamente di scarsa fattura. E.t. fu considerato uno dei peggiori giochi di tutti i tempi mentre Pac-Man era del tutto differente a quello che la gente si aspettava, ovvero la versione arcade.
Emblematica la questione del sotterramento di migliaia di giochi invenduti: per decenni considerata una leggenda metropolitana, è invece stata confermata nel 2014 con il ritrovamento delle stesse cartucce a seguito di scavi nella discarica di Alamogordo in Messico.
Il post crisi ci porta alla terza generazione di console, contraddistinte dagli 8-bit, che ha visto spostarsi l’epicentro della produzione: se prima era un affare quasi unicamente americano, d’ora in poi il mercato sarà dominato dai giapponesi con l’ingresso in affari di aziende che faranno la storia di questo settore. In questa terza generazione entrano in affari, infatti, Nintendo e Sega.